Artrosi nel gatto, senza dubbio!
“Allo stato attuale, l’artrosi del gatto, specie se anziano, è un problema di notevole rilevanza clinica…Molti studi ne hanno, infatti, fatto emergere i dati di prevalenza che, in particolar modo nella popolazione superiore ai 12 anni, può raggiungere valori intorno al 30%, con interessamento preferenziale della colonna vertebrale e di articolazioni come spalla e gomito.” Così si legge nell’abstract di Stuart Carmichael pubblicato nei Proceedings della TNAVC 2005. “Il problema – continua l’ortopedico di Glasgow – è la difficoltà di riconoscere clinicamente la degenerazione articolare, stante la capacità del gatto di mascherare il dolore o, alternativamente, di manifestarlo solo con subdole alterazioni comportamentali.”
Carmichael sottolinea che un indubbio aiuto diagnostico viene dall’indagine radiografica in cui “particolare attenzione deve essere prestata alle alterazioni a carico dell’osso subcondrale e dei tessuti molli articolari.”
La terapia. L’Ortopedico individua due stadi ben precisi nel management dell’artrosi del gatto. Il primo si basa sull’utilizzo di analgesici che, avverte Carmichael, “vanno usati con cautela, per brevi periodi (7 giorni) ed alla dose minima efficace”. Lo “stadio 2” è, invece, un “programma di mantenimento, impostato con il fine di limitare le conseguenze della malattia e minimizzare i disagi, anche nel lungo termine”. In questo stadio, agli analgesici vengono combinati i nutraceutici (glucosamina, ad esempio) che, visto il loro meccanismo d’azione, hanno tutte le potenzialità per garantire il recupero strutturale dell’articolazione lesa ed il controllo a lungo termine del sintomo “dolore”.
Abstract congressuale disponibile su richiesta a cedis@innovet.it