Artrosi sul Veterinary Journal
L’articolo porta la firma di noti studiosi belgi di artrosi – Yves Henrotin e Christelle Sanchez del “Bone and Cartilage Research Unit” di Liegi, e Marc Balligand del Dipartimento di Scienze Cliniche dell’Università di Liegi – che iniziano la loro review con una sintetica, quanto approfondita disamina sulla fisiopatologia dell’artrosi:” Per identificare i target di future e sempre più efficaci terapie – sostengono, infatti, gli Autori – è fondamentale conoscere a fondo i meccanismi che scatenano e perpetuano la malattia”.
A seguire, la spiegazione di tali meccanismi: dalle “reazioni endocondrali”, termine entro cui gli Autori includono le progressive alterazioni della cartilagine articolare: dall’iniziale ipertrofia compensatoria allo scompenso degradativo delle fasi degenerative conclamate; alle alterazioni sclerotiche dell’osso subcondrale; ai viraggi infiammatori della membrana sinoviale, “secondari – puntualizzano – al rilascio di frammenti osteocartilaginei o microcristalli, fino ad una vera e propria reazione autoimmune che cronicizza ed aggrava la condrodegenerazione stessa.”
L’articolo si concentra, poi, sul management farmacologico dell’artrosi. A partire dai FANS, per toccare molecole di uso più recente come diacereina ed acido jaluronico.
Particolarmente interessante il paragrafo dedicato ai nutraceutici – glucosamina e condroitin solfato in particolare – per i quali, affermano i ricercatori “sono stati determinati miglioramenti, sia strutturali che sintomatici a lungo termine, nell’artrosi dell’uomo e degli animali…”
“Rispetto ai FANS – continuano gli Autori – gli effetti di questi composti compaiono più tardi, ma, a differenza dei classici antinfiammatori, persistono anche dopo la fine del trattamento. Inoltre, sempre rispetto ai FANS, gli effetti collaterali di questi nutraceutici sono assolutamente irrisori.”
Ed ancora.”Pur tenendo conto dell’efficacia sintomatica dei FANS, non sono certo da ignorare i loro pericolosi effetti collaterali, soprattutto in somministrazioni a lungo termine e, magari, in cani anziani.”
L’articolo può, dunque, essere inquadrato come ulteriore conferma della bontà ed efficacia dell’approccio medico combinato: una ragionata associazione di sostanze, mirata ad ottimizzarne gli effetti positivi e ad annullarne quanto più possibile le ripercussioni collaterali negative.
Articolo disponibile su richiesta a cedis@innovet.it