Crociato: perchè si rompe
La più importante rivista di Ortopedia e Traumatologia Veterinaria (Veterinary and Comparative Orthopaedics and Traumatology, VCOT) dà spazio, nel primo numero del 2009, ad uno studio radiografico condotto da chirurghi svizzeri su 219 ginocchi di cani sani ed affetti da rottura del legamento crociato anteriore (LCA). Obiettivo: individuare specifici fattori anatomici, eventualmente coinvolti nella predisposizione alla rottura di LCA.
Le radiografie medio-laterali del ginocchio sono state analizzate in riferimento a precise misurazioni geometriche, che, tra gli altri parametri, prendevano in considerazione l’angolo e la lunghezza del piatto tibiale, la larghezza della tibia, e quella relativa della tuberosità tibiale.
Il risultato più evidente era che la larghezza della tuberosità tibiale differiva significativamente tra cani sani ed affetti da rottura di LCA; e tale differenza era tanto più accentuata quanto più i soggetti erano giovani (> 5 anni). Questa l’ipotesi degli autori: tanto più piccola è la larghezza della tuberosità tibiale, tanto più grande è la spinta craniale della tibia stessa e, dunque, tanto maggiore è il rischio di rottura del legamento crociato.
La tuberosità tibiale è, dunque, una di quelle parti dello scheletro che, specie nei cani di taglia grande/gigante e, magari, in sovrappeso, non si sviluppa in maniera armonica rispetto alle altre strutture presenti nell’articolazione del ginocchio. Ciò determina una riduzione dell’angolo di inserzione del legamento rotuleo e, di conseguenza, un carico maggiore gravante su LCA che, in tali condizioni, è predisposto a rotture, sia parziali che totali.
Chiare, infine, le raccomandazioni degli autori per la selezione dei riproduttori: impiegare solo soggetti con una larghezza della tuberosità tibiale > 0.90 e, per questo, meno suscettibili alla rottura del legamento crociato.