Dolore da artrosi nel gatto
Oggi, l’artrosi del gatto è sicuramente un problema di grande importanza clinica: per l’elevato tasso di prevalenza riscontrato tra i felini domestici di qualsiasi razza, sesso ed età; per la sfida diagnostica che rappresenta, stante la difficoltà per il medico veterinario di individuarne l’esistenza stessa; ma, soprattutto, per la pressoché costante associazione della malattia con il dolore cronico delle articolazioni.
Sono questi i presupposti da cui partono Duncan Lascelles e Sheilah Robertson per condurre il lettore all’interno del pianeta “artrosi del gatto”. Un viaggio di informazione, che inizia dai dati di prevalenza radiografica di una malattia, l’artrosi appunto, che interessa lo scheletro, sia assiale che appendicolare, del gatto e che, stando agli ultimi studi, può colpire più del 90% dei gatti, dai 6 mesi ai 20 anni.
Ma, soprattutto, una malattia subdola dal punto di vista clinico. Solo raramente, spiegano Lascelles e Robertson, c’è una perfetta corrispondenza tra artrosi radiografica e dolore alla manipolazione, tant’è che l’assenza di evidenti segni radiografici non preclude la presenza di dolore articolare, e viceversa.
La strada da seguire è, però, ormai chiara. Quel “triangolo della certezza”, basato sull’assemblaggio dei riscontri radiografici e dell’esame ortopedico con i dati anamnestici e comportamentali riferiti dal proprietario. Mai come nel caso dell’artrosi del gatto, il proprietario fa da “apripista” ad una diagnosi certa e tempestiva. Pedina essenziale per accorgersi di quelle alterazioni del comportamento o dell’abituale stile di vita del gatto, indicative di dolore cronico: dalla ridotta abilità nel salto, nel gioco e nella caccia; alla diminuita attività di toelettatura o alla riluttanza a “farsi le unghie”; alla difficoltà ad usare la consueta lettiera.
Come recare conforto, dunque, ad un gatto che soffre di dolore cronico da artrosi? Ancora una volta i due esperti tracciano la via da seguire. Una via che si snoda tra interventi di natura farmacologica, su cui, però, proprio per l’intrinseca fragilità metabolica dei felini, hanno a volte la priorità approcci non farmacologici: dalle strategie per adattare l’ambiente alla natura ed alla gravità dei problemi articolari dell’animale, alla fisioterapia riabilitativa, alla supplementazione con acidi grassi essenziali, specie se combinati con condroprotettori, come condroitin solfato e glucosamina.
La review è tutta da leggere, ma anche da guardare: per i numerosi link che rimandano ad interessanti filmati su gatti con artrosi.