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Dolore: differenze tra cane e gatto

Chi possiede un cane è molto più attento di un proprietario di gatto al dolore dopo interventi chirurgici di routine.
Dolore: differenze tra cane e gatto

Una recente indagine lanciata da DVM360, periodico on line specializzato in salute animale, rivela l’esistenza di un’altra sostanziale differenza tra proprietari di cani e di gatti: il diverso atteggiamento nei confronti del dolore post-operatorio.

 

L’indagine prende infatti in considerazione sia medici veterinari che proprietari di animali da compagnia, stimolandoli a rispondere alla semplice domanda: “è importante controllare il dolore che segue ad interventi chirurgici di routine (es. sterilizzazione, castrazione)?”

 

Per l’80% dei medici veterinari non ci sono dubbi. La gestione del dolore post-operatorio anche dopo una normale prassi chirurgica è fondamentale e obbligatoria sia per il cane che per il gatto. In quanto tale, deve essere fornita come un servizio incluso nel costo della stessa procedura chirurgica e non certo lasciato alla discrezione del proprietario, che può permettersi di accettarlo o rifiutarlo.

 

Diversa invece la sensibilità dei proprietari. Tra coloro che possiedono un cane, prevale chi ritiene assolutamente importante controllare adeguatamente un dolore anche acuto e transitorio com’è appunto il dolore post-sterilizzazione. Non è invece così per i proprietari di gatti, in cui prevale la percentuale che non considera prioritario il controllo del dolore da sterilizzazione.

 

Ancora una volta il gatto paga lo scotto di molti luoghi comuni, tra cui quello di considerare il gatto un animale con minor bisogno di cure. Quel “badare a sé stesso” che gli è stato affibbiato da secoli coinvolge anche la sfera del dolore. Motivo per cui, come testimoniano i dati di questa indagine, è ancora molto diffusa la credenza che il gatto sia in grado di gestire da solo la sua sofferenza, abituato com’è a nasconderla per istinto di sopravvivenza o per pura rassegnazione, e ad autocurarsi usando le risorse naturali delle sue “9 vite”.

 

In realtà, è il momento di invertire questa tendenza. Come? Sicuramente, affinando le nostre conoscenze sui tanti modi, anche indiretti e nascosti, che il gatto usa per esprimere il dolore; e rendendoci conto che, al pari del cane, anche al gatto non si deve mai negare il nostro attivo impegno a risparmiargli inutili sofferenze.

 

The state of feline pain control (and how it compares with canine). DVM360 Magazine, 1 novembre 2015