FANS nel gatto con cautela
Sono l’ISFM (International Society of Feline Medicine) e l’AAFP (American Association of Feline Practitioners) a pubblicare su “Journal of Feline Medicine and Surgery” le regole generali da seguire per l’utilizzo, consapevole e sicuro, degli antinfiammatori non steroidei (FANS) nel dolore cronico del gatto.
Dopo aver descritto le cause più comuni, artrosi in primis, di algia cronica dei felini, il panel di esperti si addentra in una nutrita serie di raccomandazioni, finalizzate a trarre il massimo beneficio dalla terapia con FANS, rispettando, però, il principio ippocratico del “primum non nocere”:
– affidarsi a molecole rigorosamente registrate per l’uso nel gatto, evitando di basarsi su dati di efficacia e sicurezza estrapolati da altre specie;
– seguire il criterio della “dose minima efficace”: il gatto ha, infatti, peculiarità, metaboliche e farmacodinamiche, che lo rendono particolarmente esposto agli effetti avversi degli antinfiammatori/analgesici, specie in corso di trattamenti prolungati. Per questo, è necessario adattare dosaggi, tempi ed intervalli di somministrazione non solo alla farmacocinetica delle singole molecole, ma anche alle condizioni generali del soggetto, ivi compresa l’esistenza di malattie concomitanti, specie di natura renale, cardiaca, gastrointestinale ed epatica;
– in caso di terapie intermittenti, tenere in considerazione la possibilità di periodi di tempo non coperti dal trattamento;
– valutare con precauzione il passaggio da un FANS ad un altro, contemplando un periodo di “washout” proporzionale all’emivita delle molecole prescelte;
– favorire la compliance del proprietario, scegliendo formulazioni particolarmente appetibili e facili da somministrare al gatto;
– evitare associazioni farmacologiche dichiaratamente “improprie”, come quelle tra FANS e cortisonici, oppure “a rischio”, come quelle con anticoagulanti, anticonvulsivanti, ACE-inibitori e diuretici.
Gli esperti di Medicina Felina concludono, infine, le linee guida con altri importanti consigli: effettuare un preventivo quanto accurato screening sanitario dell’animale; monitorare costantemente il trattamento, rivalutandone eventualmente l’impostazione; riconoscere precocemente gli eventi avversi; affidarsi, se possibile, ad un’analgesia multimodale, fatta di molecole farmacologicamente diverse dai FANS, ma capaci di agire in sinergia con gli antinfiammatori classici e consentire di abbassarne dosi e tempi di utilizzo.