Fermiamo la strage delle marmotte
La marmotta è un po’ il marchio faunistico dell’alta montagna, a partire dalle Dolomiti. Questo simpatico parente dello scoiattolo, con i suoi 70 cm di lunghezza (coda compresa), i suoi possenti artigli, il muso largo e corto e la pelliccia folta e ruvida, anima, con l’inconfondibile ed acutissimo fischio, le estati delle praterie alpine, e da sempre è protagonista indiscusso di emozionanti leggende e storie ladine.
La tutela della marmotta alpina ha subìto comunque alterne vicissitudini. Protetta da leggi nazionali che ne vietano la caccia, è stata oggetto di progetti di reintroduzione nei parchi alpini per migliorare l’ecosistema delle praterie d’alta quota. Dal 2017, però, l’Alto Adige ne ha autorizzato l’abbattimento, con il pretesto dei danni che gli scavi e i cunicoli delle marmotte starebbero arrecando alle piste da sci, ai prati da sfalcio e, addirittura, alla stabilità di stalle e rifugi. In assenza di alcun concreto supporto documentale e senza pensare a possibili alternative di salvaguardia e tutela, stanno pertanto rischiando la vita fino a 2000 esemplari di marmotte. A tutto svantaggio dell’ecosistema e della biodiversità d’alta montagna, e del benessere di questi dolcissimi animali.
Innovet tifa d’istinto per questi roditori delle grandi vette. E ha deciso di impegnarsi, con l’appoggio della Onlus Gaia Animali & Ambiente e dell’Associazione ambientalista Mountain Wilderness International, in una campagna tesa a coinvolgere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sorte delle marmotte alpine.
Per tutto il 2018 ci sarà un fervore di iniziative volte a far conoscere la storia di queste “formiche d’oro”, così come le chiamava Erodoto, e a raccontarne l’attualità e l’utilità.
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