Utilizzo di PEA-um in pazienti COVID
Una paziente di 45 anni con un’anamnesi di poliallergia, risulta positiva al COVID-19, e affetta da una sintomatologia di prostrazione, mialgia, mal di testa, tosse e raffreddore, in assenza di segni radiografici di polmonite interstiziale.
I Ricercatori clinici dell’Università di Modena iniziano subito con la supplementazione delle forme più attive e biodisponibili di PEA (PEA-m e PEA-um), vista la comprovata capacità del capostipite delle aliamidi di sedare l’iper-reattività di cellule (es. mastociti, microglia) direttamente responsabili della “tempesta infiammatoria” virale e delle sue più drammatiche sequele.
“Data l’assenza di co-morbidità rilevanti – si legge nell’articolo – la paziente viene gestita a livello domiciliare… Dopo 17 giorni di somministrazione di PEA micronizzata e ultra-micronizzata, i sintomi scompaiono, la saturazione dell’ossigeno si normalizza, non c’è perdita né di gusto né di olfatto e la paziente si negativizza.”
Un’esperienza, dunque, molto positiva che induce i clinici a consigliare l’uso delle forme attive di PEA come potenti coadiuvanti ad effetto antinfiammatorio e neuroprotettivo nelle fasi iniziali del COVID-19. “Il suo inserimento, nell’ambito della multimodalità terapeutica standard, contro l’infezione da Coronavirus è sicuramente utile a mitigare la tempesta citochinica responsabile delle fasi più critiche della malattia, non indebolendo nel contempo l’immunità cellulo-mediata come fanno ad esempio agenti immunosoppressivi, dai cortisonici ai biologici.”
Roncati L, Lusenti B, Pellati F, Corsi L. Micronized / ultramicronized palmitoylethanolamide (PEA) as natural neuroprotector against COVID-19 inflammation. Prostaglandins Other Lipid Mediat. 2021; 154:106540