Invecchiamento cerebrale
Sappiamo bene che i nostri amici a quattro zampe invecchiano prima di noi, nostro dovere di buoni proprietari pertanto è quello di garantirgli una vecchiaia di “successo”. Ma quali sono i campanelli d’allarme a cui dobbiamo prestare attenzione? E cosa possiamo fare per aiutarli ad affrontare bene l’invecchiamento cerebrale?
Ce lo spiega la dottoressa Maria Chiara Catalani, nell’articolo uscito nell’ultimo numero della rivista Pets & the City.
Ne riportiamo di seguito un estratto.
L’invecchiamento per i nostri quattro zampe, come per noi, è una fase delicata della vita. Tra tutti gli organi esposti ai danni della vecchiaia, il cervello è quello più vulnerabile. Con l’età, le sue cellule (i neuroni) sono sempre meno numerose, e meno efficienti nel mediare le funzioni superiori di memoria, emotività, capacità di apprendimento, reattività e adattabilità all’ambiente circostante.
L’insieme di queste modificazioni cerebrali (neurodegenerazione) determina i normali cambiamenti di comportamento dei nostri vecchietti pelosi. Meno desiderosi di muoversi e di interagire con noi o con i loro simili, percepiscono più a fatica suoni ed odori, sono più distratti, partecipano con minor entusiasmo alla vita di famiglia e, soprattutto, reagiscono con difficoltà a qualsiasi cambiamento del loro ambiente abituale. Questi cambiamenti però non indicano una malattia bensì sono semplici segnali di invecchiamento. Il nostro compito pertanto sarà quello di aiutarli ad affrontare le naturali modificazioni dell’età, sottoponendoli a costanti e regolari visite veterinarie per la tutela di una buona condizione fisica
Purtroppo, non sempre si può parlare di invecchiamento “di successo”. C’è il rischio che con l’avanzare dell’età il normale declino del cervello evolva verso uno scompenso eccessivo e quindi patologico. Riconoscere i “campanelli d’allarme” di un cattivo invecchiamento cerebrale non è sempre semplice, eccone alcuni a cui prestare particolare attenzione: il cane può mostrarsi molto disorientato e confuso, perfino tra le mura domestiche. Può dormire tutto il giorno e, di notte, vocalizzare senza motivi apparenti. Può perdere le abitudini eliminatorie precedentemente apprese, diventare aggressivo o, saltuariamente, totalmente apatico. Può anche non riconoscere più il proprietario, cambiare abitudini alimentari o bloccarsi davanti alla porta di casa, posizionandosi dal lato sbagliato quando vuole uscire.
Cosa possiamo fare in questi casi? Segnaliamo innanzitutto al veterinario di fiducia quei comportamenti che con tutta probabilità indicano la propensione verso forme di demenza senile simili all’Alzheimer umano. E, soprattutto, seguiamo misure preventive, utili già all’inizio della terza età a proteggere e rinforzare la funzionalità del cervello.
Molto importante sarà seguire regimi alimentari adatti all’età e strategie comportamentali, mirate a tenere allenati ed attivi mente e cervello.
La ricerca inoltre, nel settore delle Neuroscienze ha reso disponibili nuovi metodi per garantire un buon invecchiamento cerebrale al nostro amico anziano. Si tratta della “neuroprotezione”, l’impiego cioè di principi naturali (neuroprotettori) capaci di proteggere le cellule cerebrali, controllando i meccanismi responsabili di una patologica neurodegenerazione. La somministrazione di alcune di queste sostanze (fosfatidilserina, estratto di Ginkgo Biloba, resveratrolo, piridossina e alfa-tocoferolo) si è in particolare dimostrata efficace sia nel migliorare la memoria e l’attività generale di cani “senior”, sia nel ridurre rapidamente i segni cognitivi e comportamentali di un cattivo invecchiamento cerebrale.
Potete leggere l’articolo completo al seguente link CaniAnzianiAttentiAlLoroCervello
Maria Chiara Catalani Medico Veterinario Comportamentalista Senigallia (Ancona)