L’artrosi del cane: una malattia dolorosa che limita il movimento
Riportiamo di seguito l’estratto di un interessante articolo sull’artrosi del cane del Professor Carlo Maria Mortellaro (*) pubblicato lo scorso 2 luglio su “Il Giornale“. Una malattia vecchia come il mondo. L’artrosi sembra esistere da sempre. C’era all’epoca dei dinosauri, ma ancora oggi rappresenta il principale “reumatismo” di uomini e donne, adulti e anziani.La situazione non è migliore per i nostri cani in cui l’artrosi, stando ai numeri emersi da specifiche indagini italiane[1], rappresenta il 53% delle malattie che interessano le loro articolazioni. A differenza dell’uomo, i cani possono però soffrire di artrosi fin dai primi anni di vita, se non già dai primi mesi. Questo perché il solo fatto di appartenere a determinate razze, e di avere pertanto una certa conformazione fisica e particolari modalità di sviluppo, li predispone geneticamente ad alcune malattie articolari. Per citare solo le più diffuse, parliamo delle tanto temute displasie dell’anca e del gomito: malformazioni che, compromettendo il corretto funzionamento delle articolazioni, provocano fenomeni degenerativi ed infiammatori tipici dell’artrosi. Oltre a queste malattie tipiche dell’età dello sviluppo, esistono numerosi altri fattori che possono mettere a dura prova le articolazioni degli adulti e anziani: traumi; eccessi alimentari o di attività fisica, da cui dipendono sovraccarichi, sforzi anomali e stress esagerati che usurano, anche precocemente, i tessuti articolari, cartilagine in primis. Anche la maggior longevità dei nostri cani contribuisce ad aumentare la percentuale degli animali artrosici. Il dolore articolare. Un disagio cronico che trasforma i movimenti della vita quotidiana del nostro 4 zampe in una sofferenza continua. Il dolore artrosico è soprattutto la conseguenza dell’infiammazione che accompagna la degenerazione della cartilagine articolare (condrodegenerazione). Ma quando la malattia dura da tempo, il dolore spesso origina direttamente dagli stessi nervi che, da semplici mezzi di trasporto di un segnale di pericolo (“l’articolazione fa male, dunque non la uso”), diventano essi stessi sede della malattia e origine del dolore: si parla in questi casi di “dolore neuropatico”. In queste situazioni croniche, nulla possono i tradizionali antinfiammatori (i cosiddetti FANS). Per il trattamento dell’artrosi, le linee guida delle Società Scientifiche Internazionali raccomandano l’uso combinato della chirurgia, dei farmaci e delle misure mediche non farmacologiche (es. controllo del peso e dell’attività fisica, riabilitazione fisioterapica), con l’obiettivo di contrastare simultaneamente le cause, i meccanismi e i sintomi (dolore) dell’artrosi. Oggi esiste tutta una serie di cosiddetti antinfiammatori non steroidei (FANS) che, a causa dei noti effetti collaterali, debbono però essere utilizzati per aggredire solo le fasi più acute della malattia e, soprattutto, per il più breve tempo possibile e al dosaggio minimo efficace. Fortunatamente, accanto a queste molecole farmacologiche, vengono da tempo utilizzate sostanze naturali con interessanti effetti anti-artrosici, dotate, al contrario dei FANS, di un ampio profilo di sicurezza che ne consente un lungo utilizzo nel tempo. Stiamo parlando dei cosiddetti condroprotettori, come il Condroitin solfato e la Glucosamina che, somministrati per lunghi periodi, si sono dimostrati efficaci nella protezione della cartilagine artrosica in degenerazione. Un nuovo rimedio naturale. I classici condroprotettori non sono però efficaci nel breve periodo nel controllo del complesso dolore da artrosi. Per tale motivo sono state studiate nuove sostanze naturali, capaci di agire in maniera fisiologica sui meccanismi dell’infiammazione e del dolore cronico. Stiamo parlando delle Aliamidi, sostanze lipidiche della classe degli endocannabinoidi, prodotte naturalmente dall’organismo in condizioni di danno e dotate di effetti antinfiammatori ed antalgici scientificamente dimostrati. Nello specifico settore dell’artrosi, si è visto che la PEA (palmitoiletanolamide)), principale molecola della classe delle aliamidi, aumenta di 30 volte nelle articolazioni malate, nel tentativo di ristabilire un salutare equilibrio. Numerosi studi scientifici, effettuati sia nell’uomo che negli animali, hanno inoltre dimostrato che la somministrazione orale di questa sostanza è in grado di controllare il dolore sia di tipo infiammatorio che neuropatico. Nello specifico settore Veterinario, è stata scoperta ed applicata da alcuni anni anche un’altra sostanza della famiglia delle Aliamidi, capace di combinare gli effetti antinfiammatori ed antidolorifici della PEA con quelli condroprotettivi della Glucosamina. Si chiama Glupamid (Palmitoilglucosamina) ed è normalmente prodotta dai microrganismi che albergano nelle leguminose (es. soia). Somministrato per via orale ai nostri amici a 4 zampe, Glupamid si è dimostrato in grado di esercitare un effetto antidolorifico molto superiore a quello della normale glucosamina.
(*) Carlo Maria Mortellaro Professore Ordinario di Patologia Chirurgica Veterinaria – DIVET (Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica), Clinica Chirurgica Veterinaria, Università degli Studi di Milano Carlomaria.mortellaro@unimi.it