Nefropatia in corso di leishmaniosi canina. Casi clinici.
La leishmaniosi canina (LCan) è una delle più importanti zoonosi potenzialmente letali trasmesse da insetti vettori (flebotomi) in Europa. Nonostante gli sforzi in ottica preventiva, nell’ultimo trentennio questa malattia parassitaria si è espansa fino a raggiungere zone geografiche tradizionalmente non endemiche. La diagnosi di LCan non è delle più semplici o immediate: Leishmania infantum, protozoo responsabile della LCan, causa un’infestazione cronica che può rimanere asintomatica oppure evolvere in malattia sintomatica evidente, a seconda della risposta immunitaria dell’individuo. Inoltre, l’infezione può evolvere in quadri di malattia estremamente variabili e polimorfi, in tempi che vanno da poche settimane a svariati mesi. La malattia renale è considerata la manifestazione clinica più comune della LCan, e l’insufficienza renale cronica ne è principale causa di morte. Infatti, la deposizione di immunocomplessi a livello glomerulare favorisce lo sviluppo di una condizione infiammatoria locale, la quale si amplifica per effetto di una iperattivazione del sistema immunitario e coinvolge, per continuità, anche il comparto tubulointerstiziale. Ne risulta un danneggiamento dell’intero nefrone, a cui segue una marcata proteinuria e dunque una compromessa funzionalità dell’organo.
Per questo motivo, con il trattamento anti-Leishmania non si intende soltanto ridurre la carica parassitaria, ma anche limitare il danno renale e aumentare i tempi di sopravvivenza, stabilizzando la condizione indotta dai farmaci e dalla dieta. In questo panorama, il composto cannabimimetico PEA (palmitoiletanolamide) rappresenta un’interessante prospettiva terapeutica.
La sua fisiologica presenza nel tessuto renale e la capacità di esercitare effetti protettivi e di recupero omeostatico, principalmente tramite il controllo della reattività dei mastociti (“effetto ALIA”), la rendono infatti uno strumento ideale per il controllo del danno renale precoce.
I due casi clinici descritti di seguito rappresentano esempi pratici dell’utilizzo di una formulazione orale a base di PEAum (PEA ultramicronizzata, la sua forma più attiva e biodisponibile) e silimarina in corso di LCan, in forma viscerale, con compromissione della funzionalità renale. PEA-um consente di supportare la funzionalità renale compromessa dall’infezione in atto, ripristinando la fisiologica reattività dei mastociti renali “secondo Natura”, mentre la silimarina (complesso di bioflavonoidi estratti dal Cardo mariano – Silybum marianum) contrasta lo stress ossidativo a livello renale, neutralizzando i radicali liberi.
Valeria Pantaleo, Med Vet, DVM, LP, Veggiano (Padova)
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